«Non da oggi 			– scriveva Secchia - la stampa è un potente strumento di 			cui si serve la classe dominante per mantenere la sua dittatura. 			Il grande capitale non domina solo con le banche, i monopoli, il 			potere finanziario, il tribunale e la polizia, ma con i mezzi 			quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione 			ideologica. Mai, però, come oggi, il malcostume della stampa 			capitalista si è manifestato in forme così volgari e abiette. Vi 			fu un’epoca, agli inizi dell’età moderna, fino alle 			rivoluzioni del secolo XVIII in cui, come ebbe a scrivere Lenin, 			la lotta per la libertà di stampa ebbe la sua grandezza perché 			era la parola d’ordine della democrazia progressiva in lotta 			contro le monarchie assolute, il feudalesimo e la Chiesa. Ma nella 			fase di decadenza del capitalismo la stampa conservatrice e 			reazionaria ha perduto ogni senso morale e ogni pudore. Il 			giornalismo al servizio dei gruppi imperialisti è una forma 			corrente di prostituzione. Il capitalismo in putrefazione ha 			bisogno per reggersi di mentire continuamente. La realtà lo 			accusa: dunque dev’essere falsificata. La fabbrica della 			menzogna è diventata arte, tecnica, norma di vita»


